“La muerte trajo manzanas
Para tosdoso en el salón,
Pero estaban envenenadas,
Todos se fueron al panteón”
Quella che avete appena letto è un esempio di quelle che sono chiamate “calaveritas”, filastrocche sarcastiche che parlano della morte, molto comuni in Messico durante il “Dìa de los muertos”. Esso si celebra tra l’1 e il 2 di novembre e rappresenta una delle feste più importanti della cultura messicana. Viene celebrata in onore dei defunti, da come suggerisce il nome, e possiede radici precolombiane. Gli antichi credevano che le strade delle anime nell’aldilà fossero stabilite dalla tipologia del trapasso e non dal loro comportamento in vita ( come per il cattolicesimo). Le vie che potevano percorrere erano tre; il TIalocan (paradiso di Tlalóc, dio della pioggia) per coloro periti in circostanze legate all'acqua. L’Omeyocan ( o paradiso del sole, presieduto dal dio della guerra Huitzilopochtli) in cui solo i morti in combattimento, i sacrificati e le donne morte durante il parto potevano andare. Infine il Mictián (abitato da Mictlantecuhtli e Mictacacíhuatl, signore e signora della morte) dedicato solo alle morti naturali.
Stefano Sartorio
Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee e studente di Relazioni internazionali, mi piace indagare sulle cause delle problematiche e capire i fondamenti che caratterizzano le più odierne sfide globali.