La crisi tra Russia e Ucraina di queste settimane sta destando nuove preoccupazioni in merito all’approvvigionamento energetico dell’Europa. Il continente, infatti, è il principale importatore di gas dalla Russia e a questa dipendenza è difficile individuare un’alternativa in tempi brevi.
L’Italia, in particolare, è il paese europeo che fa più ricorso al gas naturale (42,5% del mix energetico, rispetto al 26% della Germania e al 17% della Francia). Inoltre, Francia e Germania possono contare sul nucleare. Tuttavia, se si considera l’intero continente europeo, c’è chi è messo peggio (l’Ungheria, per esempio).
Oggi circa il 30% del gas importato dall’Ue viene da Mosca, nonostante nel corso degli ultimi anni l’Europa abbia cercato di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento, in particolare dopo il 2009 e il 2010, quando per la prima volta la Russia chiuse i rubinetti verso l’Ucraina e parte dell’Unione.
La dipendenza da Mosca, purtroppo, è un fatto strutturale e geografico: è molto più facile ed economico trasportare gas via tubo, e la Russia è un enorme produttore non lontano dai consumatori europei. Per queste ragioni, malgrado ci fossero le intenzioni di diversificare le forniture, il calo di produzione in Norvegia, i problemi di produzione in Algeria e l’instabilità in Libia hanno al contrario aumentato la dipendenza europea dal gas russo.
Un altro problema riguarda le rotte: per il 26% il gas russo diretto verso l’Europa passa da Kiev, e questo porta all’importanza strategica dell’Ucraina. Tuttavia, negli ultimi anni, questa percentuale si è ridotta grazie alla realizzazione di nuovi gasdotti. Dal 2014 il transito dai gasdotti ucraini è stato ridotto del 58%; inoltre, il Nord Stream 2, che porterebbe l’energia direttamente in Germania attraverso il Baltico, potrebbe dare un ulteriore colpo di grazia. Non a caso, da mesi il Nord Stream 2 è oggetto di molte discussioni tra Germania e paesi NATO. Per Berlino, sarebbe strategico in caso di eventuali interruzioni di transito di gas dall’Ucraina da parte russa. Gli Stati Uniti, invece, vorrebbero il suo blocco come sanzione per colpire un’eventuale invasione russa in Ucraina. Inoltre, i Paesi dell’Europa orientale si oppongono perché ancora fortemente legati ai transiti residui dall’Ucraina, e ovviamente anche l’Ucraina stessa è contraria in quanto rischia di “rimanere a secco” e perderebbe denaro per i mancati diritti di transito. D’altro canto, Mosca ha sempre dichiarato che Nord Stream 2 è essenziale per l’approvvigionamento sicuro dell’Unione Europea.
Ma quali potrebbero essere le alternative al gas russo?
Partendo dalle alternative esistenti, nel 2021 il 22% del gas importato è arrivato dalla Norvegia, seguita dall’Algeria e dall’Azerbaigian. Il problema è che questi Paesi non hanno capacità di produzione aggiuntiva e pensare di ricorrere a un aumento di produzione in loco è davvero difficile.
Un’alternativa che potrebbe avere qualche chance di essere presa in considerazione è l’importazione di gas naturale liquefatto (Gnl), che a oggi ammonta al 18% delle forniture di gas dell’Ue. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che sta lavorando in tal senso, sia per togliere a Putin la sua principale arma di ricatto nei confronti dell’Ue, sia per suo diretto interesse produttivo, in quanto gli Usa sono tra i giganti mondiali di Gnl. Tuttavia, gli esperti del settore non sono convinti dalle promesse di Biden. Il problema è che il mercato del gas è molto complesso, ma il motivo principale - a livello infrastrutturale - è che i porti e gli impianti di rigassificazione in Europa possono gestire solo 19 miliardi di metri cubi al mese. Inoltre, ciò che tecnicamente potrebbe essere possibile, potrebbe non esserlo invece a livello politico. Nel caso in cui la Russia dovesse chiudere i rubinetti del gas, c’è il rischio che i Paesi con una maggiore fornitura non siano disposti a condividere le scarse risorse con i Paesi in situazioni peggiori.
Un’altra alternativa sarebbe quella di puntare sulle centrali a carbone e nucleari. Tuttavia, le prime causerebbero un ulteriore aumento delle emissioni di CO2, mentre le seconde stanno chiudendo in molti Paesi e un’eventuale riapertura causerebbe ulteriori problemi, anche di natura politica.
Un’altra opzione potrebbe essere quella di agire sul lato della domanda, prevedendo piani che porterebbero alla riduzione del riscaldamento negli edifici commerciali, negli uffici e nelle abitazioni, e a finanziare incentivi per le famiglie al fine di promuovere il risparmio energetico. Tuttavia, anche in questo caso, ci potrebbero essere pesanti contraccolpi economici e politici.
Sarebbe utile, in ogni caso, porsi una domanda fondamentale: la Russia potrebbe davvero tagliare completamente le forniture di gas in caso di sanzioni dell’Ue contro un’eventuale invasione dell’Ucraina? Una mossa del genere è davvero poco probabile per un motivo essenziale: essa comporterebbe gravi rischi per la stabilità finanziaria della Russia; i russi non hanno alcun interesse a interrompere completamente la fornitura. Allo stesso tempo, è molto improbabile che l’Europa rinunci improvvisamente al gas russo; semmai, al momento, potrebbe pensare a se e come ridurre la dipendenza da Mosca non nell’immediato, ma nel medio e lungo termine.
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Fonti consultate per il presente articolo:
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Lorena Radici
Lorena Radici studia Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Milano, curriculum: International Cooperation and Human Rights. Nel 2019 ha conseguito una laurea in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML) di Varese, specializzandosi nel campo della traduzione e dell'interpretariato in inglese, spagnolo e cinese.
Durante il suo percorso di studi alla triennale ha avuto l'opportunità di svolgere dei tirocini di traduzione verso la lingua inglese con la redazione di VareseNews e con l'associazione culturale della località del Sacro Monte di Varese. Sempre alla SSML ha poi frequentato il corso di alta formazione in Mediazione Culturale.
La sua passione per le Relazioni Internazionali è rivolta soprattutto al settore dei diritti umani, dell'immigrazione e della sicurezza internazionale. In particolare, è interessata ai temi riguardanti la criminalità organizzata globale.
In Mondo Internazionale ricopre il ruolo di Autrice nelle aree tematiche "Organizzazioni Internazionali" e "Ambiente e Sviluppo" e il ruolo di Revisore di Bozze.
Lorena Radici studies International Relations at the University of Milan, curriculum: International Cooperation and Human Rights. In 2019 she got a degree in Sciences of Language Mediation at SSML in Varese, where she studied Translation and Interpretating in English, Spanish and Chinese.
During the degree course at SSML she had the opportunity to do an internship in translation with VareseNews and a cultural association of Sacro Monte. She also attended a course of Higher Education in Cultural Mediation.
For what regards International Relations, she is interested above all in human rights, immigration and international security. Particularly, she is interested in topics related to global criminal organizations.
Within Mondo Internazionale she is an Author for the thematic areas of "International Organizations" and "Environment and Development" and she also serves as Proofreader.