Cosa c’è da aspettarsi dopo il golpe militare in Guinea Conakry

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  Giulio Ciofini
  26 settembre 2021
  5 minuti, 3 secondi

Il colpo di Stato avvenuto poche settimane fa in Guinea Conakry riconduce nuovamente il Paese dell’Africa Occidentale in una situazione di profonda instabilità. Una situazione che nemmeno le elezioni libere indette nel 2010 dunque hanno saputo interrompere. Il 5 settembre scorso, il Colonnello Mamady Doumbouya, capo delle forze speciali del Paese, ha preparato il golpe militare arrestando il presidente Alpha Condé che, stando alle ultime notizie, sarebbe ancora detenuto . L’operato di Doumbouya ha ricevuto già dal giorno successivo al golpe militare l’appoggio anche del leader dell’opposizione, Cellou Dalein Diallo, che ha parlato di “atto storico che completa la lotta, una vittoria del popolo e un fallimento della dittatura”. Come già accennato, la Guinea Conakry, nonostante le elezioni libere di 11 anni fa non è riuscita ad uscire definitivamente dalla profonda precarietà interna, visto che Alpha Condé ha condotto rapidamente il Paese verso una deriva sempre più autoritaria. Si tratta dunque del terzo colpo di stato verificatosi nel Paese dall’indipendenza avvenuta nel 1958; un fenomeno che avrà e già sta avendo ripercussioni tanto sul piano interno che su quello internazionale.

Il golpe si è tenuto in modo piuttosto rapido quando nei pressi del palazzo presidenziale si sono levate diverse raffiche ed esplosioni di armi da fuoco. Dopo alcune ore, il Colonnello Doumbouya affermava pubblicamente che il Presidente era stato arrestato assieme anche ad altri funzionari del governo; successivamente è arrivata anche la conferma tramite i video che mostrano i soldati guineani circondare Alpha Condé, apparso dunque in custodia. Si tratta per l’Africa Occidentale del quarto tentativo di colpo di Stato dell’ultimo anno, questo sta a simboleggiare lo stato di un territorio certamente in fermento. Dopo le dichiarazioni di Doumbouya, il blocco regionale della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) si è subito espresso condannando il golpe, affiancato poco dopo anche dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti stessi, preoccupati dal quadro complicato ed instabile fuoriuscito a causa delle azioni dei militari.
Il Colonnello Doumbouya, come già accennato, è dal 2018 comandante del Gruppo delle Forze Speciali, l’unità d’élite del Paese. Ha ricevuto addestramento militare in Senegal, Gabon, Francia, Israele ed ha persino partecipato ad almeno un’esercitazione delle forze speciali statunitensi. Il Colonnello inoltre compare nella lista dei 25 funzionari guineani che i membri del Parlamento Europeo hanno minacciato di sanzioni per violazioni dei diritti umani compiute sotto il governo Condé.

A spingere per la presa del palazzo presidenziale e l’arresto del Presidente guineano vi è sicuramente la decisione di emendare ancora una volta la Costituzione per candidarsi per un terzo mandato. Una scelta che avrebbe prolungato una leadership ormai più che decennale divenuta sempre più autoritaria. Senza contare anche le difficoltà dovute ad una cattiva amministrazione dell’economia nazionale ed una crescente corruzione. Dall’altro lato anche i due già citati colpi di stato nei vicini Mali e Ciad possono aver accelerato la decisione da parte di Doumbouya e del Gruppo delle Forze Speciali. In particolare, la debole risposta della Comunità internazionale e interregionale, unita ad una certa opposizione nei confronti di Alpha Condé tanto sul piano interno che estero potrebbero sicuramente aver rassicurato il Colonnello. Ciò è soltanto in parte accaduto, visto che in seguito ad un summit d’emergenza tenutosi negli scorsi giorni ad Accra, ECOWAS non solo ha imposto un travel ban nei confronti dei leader militari come avvenuto in Mali, ma ha anche deciso di congelarne le attività finanziare, richiedendo il rilascio del Presidente. Il Presidente della Commissione di ECOWAS, Jean-Claude Kassi Brou ha inoltre espresso che “nel giro di sei mesi devono tenersi nuove elezioni”.

Secondo molti osservatori, il Colonnello Doumbouya potrebbe seguire lo stesso canovaccio già intrapreso da Mahamat Idriss Déby in Ciad e Assimi Goïta in Mali, invocando dunque un periodo di transizione piuttosto lungo con l’impegno redigere una nuova Costituzione per cercare di non scatenare la Comunità internazionale. Da una parte infatti, nei giorni scorsi si è tenuto un primo ciclo di colloqui tra parti della società civile guineana e la giunta militare. Dall’altra però è sicuramente difficile prevedere il corso d’opera dei golpisti appena stabilitisi a Conakry, la cui natura militare costituisce comunque un fattore di preoccupazione importante da tenere in considerazione.
L’instabilità in Guinea Conakry ha avuto effetti anche sul piano internazionale piuttosto significativi. Il Paese è infatti il secondo produttore mondiale di bauxite dopo l’Australia, minerale necessario alla produzione dell’alluminio, e possiede la più grandi riserve al mondo. Difatti, il prezzo mondiale dell’alluminio, nel giro di due settimane, come risposta al colpo di stato, è cresciuto di più del 5%. Un ulteriore elemento di complicazione che va ad aggiungersi in un mercato che ha visto nell'ultimo anno pressoché raddopiati dato l’aumento significativo della domanda industriale causato dalla ripresa repentina dell’economia successiva alle prime ondate della pandemia globale. Una situazione che non può che far preoccupare anche il primo importatore di bauxite della Guinea, la Cina.

Tuttavia, il caso della Guinea è unico tra i Paesi dell’Africa Occidentale rispetto a Mali e Ciad dove il colpo di stato permane ancora oggi militarizzato e costituisce un problema di sicurezza internazionale. La presenza ed il coinvolgimento da parte della classe militare all’interno dell’economia, in particolare per quanto riguarda l’estrazione delle ingenti risorse naturali come la bauxite rende decisamente più agevole lo spazio di manovra, in primis da parte delle organizzazioni coinvolte come ECOWAS e l’Unione Africana che non possono assolutamente permettersi di rispondere in maniera troppo debole anche in Guinea Conakry. Il rischio è infatti che le azioni di Doumbouya e delle Forze Speciali possano diventare un esempio percorribile anche da parte di militari altrettanto determinati dei Paesi vicini. In questo caso non solo è necessario che le sanzioni siano durature e maggiormente pesanti che in passato ma soprattutto che la Comunità internazionale assieme ai partner regionali cerchi di farsi attore determinante per il processo di ritorno alla democrazia.

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Foto: https://pixabay.com/images/id-4781935/

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L'Autore

Giulio Ciofini

Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Bologna
Master ISPI in International Cooperation

Autore, Framing The World, Mondo Internazionale

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guinea conakry guinea sicurezza internazionale Diritti umani alpha condè colpo di Stato africa subsahariana Africa