Come l’high-tech cambierà l’agricoltura

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  Redazione
  07 giugno 2021
  4 minuti, 38 secondi

Da qualche anno a questa parte l’alta tecnologia sta rivoluzionando anche il mondo dell’agricoltura: si parla di agritech, un nuovo modo di produrre che mira a ottenere di più con meno risorse, sia materiali che umane, operando in modo sostenibile.

Nel campo dell’agricoltura di precisione si punta a cartografare i terreni in modo scrupoloso e di proporre, in funzione dei livelli di fertilità e di esposizione all’interno di uno stesso campo, trattamenti diversi: più o meno acqua, azoto, diserbante, semi. Questo sarebbe possibile grazie a dei droni, i quali consentono la mappatura delle coltivazioni e l’identificazione di aree carenti di particolari tipi di nutrienti o minerali. La conoscenza dettagliata dell’area coltivata si propone anche come soluzione all’uso di pesticidi, le cui quantità potrebbero essere corrette a seconda delle caratteristiche del terreno, riducendo gli sprechi.

La riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari pone molti agricoltori di fronte alla sfida del diserbaggio manuale, lavoro faticoso e lungo che richiede una mano d’opera difficile da trovare. I robot diserbanti potrebbero rispondere a questa necessità. In Francia la società Naïo Technologies ha sviluppato un piccolo robot elettrico, Oz, che grazie a un sistema GPS riesce a infilarsi tra filari di ortaggi e a individuare il suo percorso, evitando gli ostacoli. Una fotocamera e un raggio laser gli consentono di distinguere un’erbaccia da un’insalata. Si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale che presenta ampi margini di miglioramento: il robot, il cui costo attuale è prossimo ai 25mila euro, commette spesso errori e non è facile da programmare, poiché i codici cambiano parecchio a seconda della varietà di coltura. Dunque, i diserbanti chimici restano ancora la soluzione più economica e più diffusa, sebbene nel giro di qualche anno lo scenario potrebbe cambiare.

Sempre per ovviare allo stesso problema, esistono robot più semplici, che richiedono il lavoro manuale degli orticoltori, ma creano certe condizioni affinché questo possa svolgersi in posizione più ergonomica, evitando per esempio l’alternanza in piedi-in ginocchio e riducendo del 20% il tempo necessario per svolgere questa attività.

Esistono poi macchine che offrono un uso rigoroso dei diserbanti, ovvero separano delle microdosi sul sito esatto dove si colloca l’erba. Tra queste macchine figurano anche droni specifici per la spruzzatura di sostanze chimiche. I droni, il cui costo ammonterebbe a circa 30mila euro, consentirebbero un trattamento più preciso e un risparmio nell’utilizzo di questi prodotti; inoltre, potrebbero raggiungere facilmente anche gli appezzamenti di terra più impervi. Eppure ci sono alcuni specialisti che ritengono la spruzzatura aerea molto dannosa: per agire in sicurezza sarebbero necessari dei piloti esperti.

Nemmeno l’allevamento resta fuori da questa rivoluzione tecnologica. L’utilizzo di robot in questo settore, per quanto possa sembrare in prima battuta disumano, al contrario offre agli allevatori la possibilità di risparmiare tempo da dedicare ai propri animali, i quali amano giocare ed essere coccolati.

Nel caso di caprini e bovini, per garantire la buona qualità del latte, e dunque del formaggio che da questo viene prodotto, è fondamentale curare l’alimentazione degli animali. Questo può essere fatto molto più facilmente con l’ausilio di potenti computer, i quali analizzano i dati e stabiliscono le razioni necessarie per ogni esemplare giorno per giorno. Anche la preparazione e la distribuzione dei complementi alimentari può essere automatizzata grazie a specifici robot. Ciò risulta essere molto più comodo rispetto a dover preparare manualmente delle miscele, magari servendosi di registri manuali per ricordare le esigenze di ogni animale.

Persino il prelievo di latte può essere totalmente automatizzato. Gli animali sono dotati di sistemi elettronici di identificazione, che si attivano non appena l’esemplare entra nella zona di mungitura. È possibile dotare le macchine di sensori che gestiscono il flusso del latte dalle mammelle e si staccano automaticamente quando questo rallenta. Il latte, inviato direttamente nel serbatoio di stoccaggio, è immediatamente e automaticamente sottoposto a un controllo. In tale modo si evitano prelievi manuali regolari, necessari per garantire la qualità del prodotto, che però infastidiscono gli animali. Vi sono poi sensori che registrano la produzione di ogni capo, in modo tale da adattare le razioni di cibo alla produzione. Tutte le informazioni sono accessibili su un touch screen che segnala ogni anomalia durante la mungitura, e consente all’allevatore di intervenire in qualsiasi momento. I dati raccolti dai software facilitano anche le scelte di gestione della mandria: ogni esemplare è registrato con il suo numero, il lotto in cui si trova, la sua storia di produzione, la qualità del suo latte. Questi dati sono utili all’allevatore per decidere, ad esempio, quando far riposare un animale (di solito per circa due mesi prima di una nuova gestazione).

Anche nell’allevamento si sta aprendo la strada ai droni: grazie a opportune telecamere e fotocamere, questi potrebbero occuparsi della sorveglianza delle mandrie negli allevamenti, compito non sempre facile per l’allevatore, data l’estensione di alcuni pascoli.

La scelta di puntare su alti livelli di automazione non è necessariamente in contraddizione con un processo che guarda al risparmio energetico e ai circuiti corti. Esistono ad esempio serbatoi automatici per il latte, che consentono di recuperare l’energia spesa per mantenere il latte freddo utilizzandola per riscaldare l’acqua.

Insomma, nel giro di qualche anno la tecnologia rivoluzionerà persino il settore che nell’immaginario collettivo è il più lontano dalla tecnica e dall’automazione e lo farà contribuendo alla crescita di consapevolezza su temi come la sostenibilità, l’ambiente e la tutela della biodiversità.

a cura di Chiara Natalicchio 

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