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Blocco navale

Lo specchietto per le allodole della destra italiana

Con l’approssimarsi delle elezioni del 25 settembre, le proposte e le uscite - più o meno felici - dei diversi candidati hanno naturalmente catalizzato l’attenzione mediatica. Con la campagna elettorale e l’alto numero degli sbarchi a Lampedusa, si è tra l’altro tornati a discutere di migranti. In particolare, a fare più rumore è lo slogan, non certo nuovo, del “blocco navale,” presentato dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni come “l’unica proposta seria” per far fronte all’immigrazione irregolare.

In questo articolo, cercheremo pertanto di evidenziare le criticità di tale proposta, alla luce delle norme del diritto internazionale e dei problemi pratici che la accompagnano, a cominciare dal suo stesso nome.

Denominazione impropria

Il blocco navale descritto da Giorgia Meloni non è un blocco navale. Almeno se ci si attiene al significato preciso dell’espressione secondo il diritto internazionale. Stando a quest’ultimo, infatti, per blocco militare s’intende un’operazione militare volta a prevenire ogni spostamento marittimo da o per uno o più porti. In tal senso, un blocco è un atto di guerra, che avviene solo durante un conflitto, o a cui può ricorrere il Consiglio di Sicurezza dell’ONU come mezzo necessario per restaurare la pace e la stabilità internazionali, come previsto dall’Art. 42 dello Statuto delle Nazioni Unite.

La proposta di FdI, invece, prevederebbe di creare “una missione europea in accordo con le autorità nordafricane” per bloccare gli arrivi di migranti irregolari in Italia. Va da sé che un blocco navale nel vero senso del termine non potrebbe attuarsi in collaborazione con chi lo subisce – in questo caso, la Libia. Dunque, l’espressione non si addice al piano di Giorgia Meloni, così come sarebbe fuorviante definire “invasione” la presenza di militari statunitensi alla Base Area di Aviano.

Una storia già vista

Al di là della questione semantica, la principale proposta della destra italiana in tema di migrazione non è certo irreprensibile. Il “blocco navale” non sarebbe infatti tanto dissimile dall’accordo stipulato dal governo Gentiloni con le autorità libiche nel 2017, che prevede un ingente sostegno economico e logistico italiano nei confronti della Libia per il controllo dei confini marittimi di quest’ultima. Tale memorandum è stato recentemente rinnovato dal governo Draghi nonostante le perplessità riguardo alla mancanza di trasparenza da parte del Ministro degli Interni italiano sulla spesa ed utilizzo dei fondi, e le denunce di violazione sistematica di diritti umani imputata alla Guardia Costiera Libica.

La destra s’inserirebbe così nel solco già tracciato dal centrosinistra. Solco di una politica sostanzialmente inefficace, sia per il numero degli sbarchi in Italia – tornato ai livelli pre-pandemici – sia per le condizioni disumane imposte a migliaia di migranti nelle strutture o centri di detenzione controllati dalle autorità libiche o dai trafficanti. Solco che rischierebbe di diventare ancor più profondo, e non solo per la retorica più aggressiva utilizzata dalla destra.

Novità problematiche

Nel programma di FdI, infatti, si suggerisce anche la “creazione di hot-spot nei territori extra-europei, gestiti dall’UE, per valutare le richieste d’asilo e distribuzione equa solo degli aventi diritto nei 27 Paesi membri.” La prima falla di una tale proposta, tuttavia, è che la realizzazione in Nordafrica di centri per la valutazione delle richieste di ingresso in Italia è incompatibile con l’instabilità cronica di Paesi come la Libia, ormai praticamente uno Stato fallito.

Dall’inizio della guerra civile nel 2011, infatti, l’ex colonia italiana versa in una crisi endemica che giova il traffico di migranti gestito da funzionari corrotti e miliziani libici. I quali appaiono tutt’altro che entusiasti ad accogliere navi e centri controllati da Paesi occidentali, come dimostrato dal fatto che solo l’ONU può saltuariamente accedere ai centri di detenzione.

Inoltre, sia il blocco di imbarcazioni che trasportano migranti sia il funzionamento dubbio di improbabili hot-spot nordafricani causerebbero il respingimento indiscriminato di richiedenti asilo verso territori non sicuri, il che violerebbe diverse norme del diritto internazionale cui l’Italia deve attenersi. Per esempio, il principio di non-refoulement sancito dall’Art. 33 della Convenzione sullo status dei rifugiati del 1951, che proibisce il respingimento di “un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate", così come il Protocollo 4 ad integrazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. O ancora l’Art. 13(2) della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo cui “ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio.”

In aggiunta, l’insistenza di Giorgia Meloni sul fatto di ammettere in Italia solo gli “aventi diritto allo status di rifugiato” tradisce una lettura molto restrittiva dei diritti umani, in contrasto con la tendenza occidentale di garantire protezioni più comprensive che tutelino il maggior numero di persone vulnerabili. I parametri per essere riconosciuto come rifugiato, infatti, sono molto stringenti, e richiedono indagini approfondite a livello individuale difficilmente conducibili sotto il “blocco navale” di FdI.

Infine, l’invocazione per un’equa distribuzione di individui non-europei è destinata a cadere nel vuoto, specialmente per i Paesi del gruppo di Visegrad, i cui governi, seppur vicini a Giorgia Meloni, sono proverbialmente ostili all’integrazione dei migranti. C’è da dire, tuttavia, che la mancanza di collaborazione continentale non è imputabile alla sola destra italiana. Come testimoniato dai controversi accordi del 2016 tra l’UE e la Turchia, infatti, la politica di Bruxelles sulla migrazione e sull’asilo si basa essenzialmente su esternalizzazione, chiusura delle frontiere e rimpatri.



Nulla di fatto

Questa breve analisi traccia un quadro nazionale ed europeo certamente sconfortante riguardo alla questione migratoria, indipendentemente dal colore dei governi che se ne sono occupati. E le pur lodevoli eccezioni di solidarietà a livello locale da sole non bastano. Nelle parole di Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà, quello che occorre sono infatti 

soluzioni di sistema che contemplino la possibilità di accesso regolare nel nostro Paese, forme di accoglienza volte a facilitare un inserimento graduale, diffuso e sicuro nei diversi territori, verso cui indirizzare gli investimenti nel settore.” 

Eppure, come emerso da una ricerca condotta dai Professori G. Facchini e C. Testa, sembra che risolvere la questione non sia nell’interesse dei governi, e che “l’immigrazione illegale sia fondamentalmente una storia di fallimenti politici.”

Pertanto, le proposte e il linguaggio di FdI o della Lega non fanno che aggravare lo status quo, diffondendo una visione allarmista e disumanizzante del fenomeno migratorio per far presa sulla pancia di un certo elettorato. Il contesto elettorale poi esaspera ulteriormente la drammaticità della situazione, appiattendone la complessità con una retorica che fa dell’approssimazione, della confusione – come tra "gestione dei flussi migratori" e "soccorso in mare" – e dell’accusa reciproca la propria cifra stilistica. E questo, con le dovute eccezioni, coinvolge gran parte dello spettro politico italiano, con la questione migratoria che da un lato diviene oggetto di un’ipocrita strumentalizzazione, e dall’altro si presta a slogan più o meno ingenuamente xenofobi, come “prima gli italiani,” “aiutiamoli a casa loro” o “blocco navale.” Intanto, sogni e vite continuano ad infrangersi come onde sugli scogli.



Fonti consultate per il presente articolo

Casolaro V, ‘Il Governo Italiano Continua a Non Fare Chiarezza Sui Fondi Spesi per La Libia’ (L’INDIPENDENTE23 November 2021) <https://www.lindipendente.online/2021/11/23/il-governo-italiano-continua-a-non-fare-chiarezza-sui-fondi-spesi-per-la-libia/> accessed 7 September 2022

——, ‘L’Italia Approva l’Invio Di Nuovi Fondi Alla Guardia Costiera Libica’ (L’INDIPENDENTE7 July 2022) <https://www.lindipendente.online/2022/07/29/litalia-approva-linvio-di-nuovi-fondi-alla-guardia-costiera-libica/> accessed 7 September 2022

Consiglio dell'Unione Europea, ‘Dichiarazione UE-Turchia, 18 Marzo 2016’ (www.consilium.europa.eu18 March 2016) <https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2016/03/18/eu-turkey-statement/> accessed 7 September 2022

Facchini G and Testa C, ‘The Rhetoric of Closed Borders: Quotas, Lax Enforcement and Illegal Immigration’ (2021) 129 Journal of International Economics

Franzin E, ‘Migrazioni: La Sinistra Insegue La Destra? Dati, Ricerca, Diritto Alla Vita’ (The Bottom Up28 July 2021) <https://thebottomup.it/2021/07/28/migrazioni-sinistra-insegue-destra-dati-ricerca-sos-mediterranee/> accessed 5 September 2022

Fratelli d'Italia, ‘IL PROGRAMMA’ (2022) <https://www.fratelli-italia.it/wp-content/uploads/2022/08/Brochure_programma_FdI_qr_def.pdf> accessed 6 September 2022

Guérin A, ‘Déclaration UE-Turquie Du 18 Mars 2016 : La CJUE Ou Les Singes de La Sagesse’ (2019) 16 Revue des droits de l’homme

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Sky TG24, ‘Sbarchi, Che Cos’è Il Blocco Navale Proposto Da Giorgia Meloni’ (tg24.sky.it30 August 2022) <https://tg24.sky.it/politica/2022/08/30/blocco-navale-meloni#09> accessed 6 September 2022

Spinelli F, ‘Come Ciò Che Rimane Della “Crisi Dei Rifugiati” Del 2015-2016 Continua Ad Avere Un Impatto Sugli Afghani’ (The Bottom Up15 July 2022) <https://thebottomup.it/2022/07/15/crisi-dei-rifugiati-2015-2016-continua-impatto-afghani-europa-asilo/> accessed 5 September 2022

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World Population Review, ‘Failed States 2021’ (worldpopulationreview.com2022) <https://worldpopulationreview.com/country-rankings/failed-states> accessed 7 September 2022

Convenzione sullo statuto dei rifugiati 1951

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani 1948

Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana 2017

Protocollo Addizionale n. 4 alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali 1963

Statuto delle Nazioni Unite 1945

Immagine: https://unsplash.com/photos/MX...


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  • L'Autore

    Matteo Gabutti

    IT

    Matteo Gabutti è uno studente classe 2000 originario della provincia di Torino. Nel capoluogo piemontese ha frequentato il Liceo classico Massimo D'Azeglio, per poi conseguire anche il diploma di scuola superiore statunitense presso la prestigiosa Phillips Academy di Andover (Massachusetts). Al momento segue il corso di laurea triennale in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Università di Bologna, e all'interno di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di autore per l'area tematica Legge e Società. Ragazzo intraprendente e con la volontà costante d’imparare ed ampliare i propri orizzonti, durante i suoi studi ha sviluppato un forte interesse per le relazioni e il diritto internazionali, oltre che per le dinamiche sociopolitiche del mondo contemporaneo, con un’attenzione particolare su Europa e Nord America.

    EN

    Matteo Gabutti is a student born in 2000 in the province of Turin. In the Piedmont capital he has attended Liceo Massimo D'Azeglio, a secondary school specializing in classical studies, after which he also graduated from Phillips Academy Andover (MA), one of the most prestigious high schools in the U.S. He is currently an undergraduate student of International Relations and Diplomatic Affairs at the University of Bologna, and he works with Mondo Internazionale as an author for the thematic area of Law and Society. Resourceful and always willing to learn and broaden his horizons, during his academic career Matteo has developed a strong interest for international relations and international law, as well as for the sociopolitical dynamics of the contemporary world, focusing especially on Europe and North America.

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