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Antibiotico-resistenza: l'OMS dichiara l'emergenza globale

L'abuso di antibiotici ha compromesso l'habitat microbiologico e i batteri si sono evoluti diventando superbatteri

I germi e i batteri sono su tutto ciò che vediamo: sulle nostre mani, sui nostri telefoni e sul cibo che ingeriamo. Non tutti sono nocivi, anzi, molte specie sono naturalmente presenti all’interno del nostro corpo come la flora intestinale. I batteri cattivi, però, stanno sempre più facendo parlare di loro stessi a causa di un processo in atto da qualche anno chiamato "antibiotico-resistenza". L’antibiotico-resistenza è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Salute la più urgente problematica del nostro secolo. Semplificando molto, si tratta della naturale evoluzione dei batteri nocivi che, a causa dell’abuso di farmaci, sono diventati resistenti agli antibiotici che assumiamo per curarci dalle infezioni. Questi particolari batteri sono stati definiti "superbatteri" proprio a causa della loro immunità ai medicinali usati per debellarli. Ad oggi, le morti causate dall’antibiotico-resistenza sono stimate attorno ai 700mila casi all’anno in tutto il mondo. A questo ritmo, si stima che i decessi arriveranno a 10 milioni entro il 2050, circa 2 milioni di morti in più rispetto a quelli di cancro.

I fagi; cosa sono e cosa fanno

Numerose ricerche scientifiche sono in atto per trovare delle alternative agli antibiotici conosciuti. Una di queste è la terapia fagica. I fagi sono gli organismi più numerosi del pianeta, sono un tipo di virus che attacca esclusivamente i batteri. Si presentano formati da una "testa" a forma di icosaedro, un filamento come "corpo" e terminano all’estremità inferiore con una serie di zampe radiali (come quelle di un ragno). Sono significativamente più piccoli rispetto ad un batterio e la loro strategia consiste nell’ancorarsi alla parete di un batterio, iniettare il loro DNA all’interno per sfruttare il loro meccanismo di riproduzione, riproducendosi a tal punto che la parete cellulare del batterio esplode liberando i fagi e causando la morte del batterio stesso. Successivamente, attaccano un nuovo batterio della stessa specie debellando così l’infezione.

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Ma la terapia fagica è effettivamente un’opzione realistica?

In Europa questo trattamento medico è disponibile solo in alcune zone. Una figura di riferimento in questo campo è la dottoressa Mzia Kutateladze direttrice dell’Eliava Institute, l’istituto più grande al mondo per la ricerca batteriofagica situato in Georgia. La terapia fagica è una procedura standard somministrata dal sistema sanitario in Georgia da anni; cura non solo i georgiani, ma anche tutta una serie di pazienti stranieri affetti da infezioni di superbatteri che viaggiano esclusivamente per questo tipo di trattamento. Questi istituti erano presenti anche nel resto d’Europa, ma i progetti di ricerca vennero abbandonati negli anni ’40 a causa della scoperta degli antibiotici e la loro semplicità di commercializzazione.

Negli Stati Uniti molte università, come ad esempio Yale, si stanno nuovamente interessando alla ricerca scientifica dei fagi. La loro ricerca parte dagli impianti di depurazione delle acque nere, dove raccolgono campioni di acque di scolo per poi isolare i fagi in sospensione. Questo perché se è vero che i fagi sono ovunque, è altrettanto vero che sono più presenti in zone ad alta concentrazione di batteri. Dr. Ben Chan ha formato negli anni una banca dati di migliaia di specie di fagi differenti adatti a combattere migliaia di specie batteriche differenti.

Differenze tra antibiotici e fagi

Gli antibiotici sono più indiscriminati quando si parla di combattere delle infezioni; molto semplicemente uccidono qualsiasi batterio li circondi senza fare distinzioni tra batteri nocivi e non, sono come delle bombe che mirano a fare terra bruciata attorno a loro. I fagi, invece, uccidono solamente una singola specie di batteri, sono come dei cecchini per azioni mirate a debellare determinati tipi di batteri nocivi non prendendo in considerazione i batteri buoni. Queste caratteristiche hanno portato gli antibiotici ad essere fin da subito più utilizzati perché più efficaci su larga scala contro più tipi di infezioni batteriche rispetto ai fagi, che invece devono essere "accoppiati" con uno specifico tipo di batterio. Se prima bastava sviluppare un nuovo antibiotico chimico di fronte alla resistenza di un batterio, siamo ora arrivati al punto di rottura dove le case farmaceutiche non riescono più a sviluppare antibiotici chimici abbastanza velocemente per rispondere adeguatamente all’evoluzione dei superbatteri.

Gli interessi delle case farmaceutiche

Una volta attestata la potenzialità dei fagi, il dilemma è: perché non sono ancora disponibili per le cure negli ospedali? Ad aiutarci a rispondere a questa domanda c’è il dr. Drew Smith che ha lavorato per Microphage inc., un’azienda che ora ha dichiarato bancarotta e che utilizzava i fagi. Gli ostacoli principali della ricerca nel campo dei fagi sono di natura economica: si tratta di un’onerosa ricerca da spesare per debellare una singola specie di batterio che causa un’infezione batterica della quale è affetta solo una piccola percentuale di malati infetti. A meno che la somministrazione avvenga a costi esorbitanti, non c’è alcun profitto. In prospettiva futura, quando gli antibiotici non funzioneranno più, i calcoli potrebbero essere differenti. Sempre più organizzazioni si stanno occupando di riprodurre i fagi già scoperti per implementare una banca dalla quale poter attingere in futuro, quando il costo delle ricerche si sarà ammortizzato. Queste organizzazioni credono che la possibilità di ricavare un profitto dai fagi sia applicare la produzione di massa per il mercato di massa. Lo fanno tramite una standardizzazione del processo di ricerca: su un vassoio con centinaia di piccoli scomparti circolari vengono messi dei campioni di batteri prelevati dal paziente assieme con un tipo di fago differente per ogni scomparto. Si aspetta per un po’ di tempo e poi viene aggiunta una tintura che fa cambiare colore al composto da trasparente a viola se in presenta di batteri. Ciò significa che i fagi utili a quel determinato paziente sono quelli che hanno ucciso i batteri negli scomparti rimasti trasparenti. Per questo tipo di terapia è necessario pensare al lungo termine, dove la medicina si fa su misura del paziente e viene personalizzata sul singolo caso invece di applicare un prodotto generico alla massa.

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  • L'Autore

    Andrea Radaelli

    Andrea Radaelli, nato il 20 ottobre 1997, caporedattore del progetto 'Tecnologia ed Innovazione' mi considero un soggetto particolarmente vivace e interessato a come funziona il mondo. L’aggettivo che più spesso hanno utilizzato i miei parenti, i miei amici e le persone che mi stanno accanto per descrivermi è senza dubbio ‘curioso’.

    Curioso del mondo, di come funziona e dei nostri effetti su di esso. Non solo in campo scientifico ma anche economico e geopolitico. Mi interesso di tutto ciò che ha un outcome positivo e propositivo, soprattutto nella sanità e nelle nuove tecnologie.

    Curioso per le mie opinioni molto forti e per certi aspetti critiche sulla società, che a volte diventano i miei limiti. Alcune di queste sono che la conoscenza è faticosa ma rende liberi, che l’ignoranza nell’era dell’informazione è una scelta consapevole e che l’uguaglianza (dare alle persone le stesse cose) è un paradigma da superare con l’equità (dare alle persone le stesse opportunità).

    Curioso anche per la mia personalità; ho delle idee molto ben determinate, sono un convinto ‘individualista sociale’. Cioè che ognuno di noi deve prima crescere e acculturarsi secondo le proprie inclinazioni per poi poter entrare in un gruppo di lavoro per poterlo arricchire della sua prospettiva.

    Curioso per le mie scelte, dopo le medie ho scelto un liceo ad indirizzo artistico nonostante i miei professori spingessero per un liceo classico. Durante questi cinque anni ho avuto modo di viaggiare per l’Italia e scoprire gli incredibili siti dell’UNESCO. Ho viaggiato anche in Europa nelle maggiori capitali e mi sono innamorato dell’Unione Europea. Ho compreso quanto siamo fortunati del far parte di comunità internazionale e delle straordinarie opportunità che offre. Finite le superiori, ho scelto di studiare lingue applicate all’ambito economico nel CdL di ‘Scienze per la Mediazione Linguistica e Culturale’, un’università ricca di diversità; di nazionalità diverse, di lingue diverse e di culture diverse. Tutta questa eterogeneità mi ha spinto a ricercare un percorso magistrale decisamente più strutturato ed innovativo; 'Data Science and Business Intelligence'. La scienza dei dati si compone di principi metodologici basati sul metodo scientifico e di tecniche multidisciplinari volte ad interpretare ed estrarre conoscenza dai dati attraverso l'analisi statistica.

    Di Mondo Internazionale mi ha colpito la potenzialità, la composizione giovane e il dinamismo. Le aree tematiche nel quale mi trovo a mio agio sono economia, sanità e innovazione. Il progetto di ‘Tecnologia ed Innovazione’ è quello con cui collaboro maggiormente e, soprattutto grazie alla pazienza dei miei collaboratori, mi trovo veramente bene.

    Andrea Radaelli, born on 20 October 1997, editor-in-chief of 'Technology and Innovation' project, I consider myself as a particularly lively person and interested in how the world works. The adjective that my relatives and my friends have used the most to describe me is undoubtedly 'curious'.

    Curious about the world, how it works and our effects on it. Not only in the scientific field but also in the economic and geopolitical field. I am interested in everything that has a positive and proactive outcome, especially in healthcare and new technologies.

    Curious for my very strong and, in some respects, critical views on society, which sometimes become my limitations. Some of these are that knowledge takes effort but is essential, that ignorance in the information age is a conscious choice and that equality (giving people the same things) is a paradigm to be overcome with fairness (give people the same opportunities).

    Also curious about my personality; I have very well-defined ideas, I am a convinced 'social individualist'. That is, each of us must first grow and acculturate according to their own tastes in order to be able to be a good team player in a work group in order to enrich it with new insights.

    Curious about my choices, after secondary school I chose an artistic high school despite my teachers pushing for a classical high school. During these five years I have had the opportunity to travel around Italy and discover its incredible UNESCO sites. I also traveled around Europe in the major capitals and fell in love with the European Union. I realized how fortunate we all are to be part of this international community and the extraordinary opportunities it offers. After graduating from high school, I chose to study languages ​​applied to economics, 'Sciences for Linguistic and Cultural Mediation', a university rich in diversity; of different nationalities, of different languages ​​and of different cultures. All this heterogeneity pushed me to seek a decidedly more structured and innovative master's path; 'Data Science and Business Intelligence'. Data science consists of methodological principles based on statistics, scientific method and multidisciplinary techniques aimed at interpreting and extracting knowledge from data through statistical analysis.

    I was struck by Mondo Internazionale's potential, young composition and dynamism. The thematic areas in which I am comfortable are economics, health and innovation. The 'Technology and Innovation' project is the one I collaborate with most and, thanks to the patience of my collaborators, I am really happy with it.

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Temi Salute e Benessere Tecnologia ed Innovazione


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