La deforestazione che sta interessando l’Amazzonia, e che dal 2019 - con l’insediamento del presidente brasiliano Jair Bolsonaro - ha subito uno slancio ulteriore, sembra essere inarrestabile. Bolsonaro sostiene una politica favorevole allo sfruttamento di terre feritili da parte di multinazionali alimentari, energetiche e minerarie, un approccio che potrebbe rappresentare un pericolo gravissimo a livello mondiale.
Negli ultimi anni, e in particolare nel 2021, le aperture di miniere illegali d’oro sono state moltissime; queste, purtroppo, non causano solo inquinamento ambientale, ma anche violenze e abusi sulle popolazioni indigene. L’estrazione è cresciuta particolarmente nella più grande riserva indigena brasiliana, la riserva della popolazione indigena Yanomani, situata nella foresta pluviale amazzonica, nel nord del Brasile. Si tratta di un’area che si estende su 9,7 milioni di ettari e ospita circa 29 mila abitanti. Secondo il nuovo rapporto della Hutukara Yanomami Association (Hay), nel 2021 l’area delle miniere illegali in questa riserva è aumentata del 46%, toccando il record del più grande aumento annuale dal 2018 (anno di inizio del monitoraggio da parte dell’associazione). L’aumento sarebbe stato causato dall’incremento del prezzo dell’oro.
Gli autori del rapporto hanno specificato che, oltre a distruggere le terre, l’estrazione di oro e cassiterite (ingrediente primario della latta) ha portato a un’esplosione di malaria e altre malattie infettive. Inoltre, i minatori o “garimpo” sono accusati di numerosi abusi, tra cui l’avvelenamento dei fiumi con mercurio, usato per separare l’oro dai sedimenti - con conseguenze mortali sui residenti, tra cui l’aumento di difetti neurologici tra i neonati. I racconti della popolazione riportano anche l'utilizzo di alcol e droghe da parte dei minatori, i quali poi abusano sessualmente delle donne. Inoltre, nell’ultimo anno, i minatori sembrano decisamente più attrezzati rispetto al passato: vanno spesso in giro armati, usano piste di atterraggio clandestine e hanno organizzato dei veri e propri villaggi con una rete di rifornimenti, internet a banda larga e negozi. I garimpo contano anche sull’appoggio dei più importanti imprenditori locali e della criminalità organizzata.
Le immagini satellitari mostrano che, a causa di tutto ciò, la popolazione indigena sta iniziando a spostare le proprie case sempre più lontano dalle foreste in cui avvengono gli scavi.
Bolsonaro, favorevole appunto allo sfruttamento delle terre, sta tentando per l’ennesima volta di ridurre i diritti delle popolazioni indigene, puntando a legalizzare tutte le attività minerarie in Amazzonia. Pochi mesi fa, il presidente ha sostenuto il riconoscimento del marco temporal, ovvero la proposta secondo cui gli indigeni che non possono provare che al 5 ottobre 1988 (giorno della promulgazione della costituzione brasiliana) abitavano fisicamente le loro terre non possono far valere su queste alcun diritto.
Ma gli indigeni non si sono arresi: per esempio, migliaia di autoctoni provenienti da 200 tribù diverse hanno organizzato una manifestazione nella capitale Brasilia. Inoltre, Adriano Karipuna (leader della resistenza dei popoli indigeni dell’Amazzonia), oltre ad aver già denunciato all'ONU le violenze che il suo popolo sta subendo, è anche intervenuto al MAAXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo) di Roma in occasione della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi AMAzzonia, promossa da COSPE. Il leader ha espresso la sua paura e quella del suo popolo di essere assassinati nelle loro stesse case.
Tuttavia, negli ultimi giorni sembrerebbe che i rapporti tra Bolsonaro e le compagnie minerarie si siano incrinati. A rivelarlo è l’Instituto Brasileiro de Mineração (Ibram), un’associazione che riunisce le principali compagnie minerarie del Paese. Per la prima volta da anni, nessun membro dell’Ibram ha delle operazioni in corso nelle aree indigene. La ragione sembrerebbe l’assenza di una regolamentazione chiara dal punto di vista legale. Lo sfruttamento minerario delle terre indigene, secondo la costituzione brasiliana, è possibile solo dopo l’esplicito consenso delle popolazioni, e questo consenso deve essere regolamentato da un’apposita legge - che, attualmente, non esiste. Per aggirare il tutto, il presidente sta provando da più di un anno a far approvare il precedentemente citato marco temporal, ma per le compagnie minerarie questa proposta non rappresenta una garanzia sufficiente per aumentare i loro investimenti. Secondo l’Ibram, è necessario un vero e proprio regolamento istituzionale.
Intanto, l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha promesso agli indigeni che, in caso di vittoria alle prossime elezioni presidenziali di ottobre 2022, fermerà l’estrazione illegale nelle riserve. Tuttavia, potrebbe essere troppo tardi.
Lorena Radici
Lorena Radici studia Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Milano, curriculum: International Cooperation and Human Rights. Nel 2019 ha conseguito una laurea in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici (SSML) di Varese, specializzandosi nel campo della traduzione e dell'interpretariato in inglese, spagnolo e cinese.
Durante il suo percorso di studi alla triennale ha avuto l'opportunità di svolgere dei tirocini di traduzione verso la lingua inglese con la redazione di VareseNews e con l'associazione culturale della località del Sacro Monte di Varese. Sempre alla SSML ha poi frequentato il corso di alta formazione in Mediazione Culturale.
La sua passione per le Relazioni Internazionali è rivolta soprattutto al settore dei diritti umani, dell'immigrazione e della sicurezza internazionale. In particolare, è interessata ai temi riguardanti la criminalità organizzata globale.
In Mondo Internazionale ricopre il ruolo di Autrice nelle aree tematiche "Organizzazioni Internazionali" e "Ambiente e Sviluppo" e il ruolo di Revisore di Bozze.
Lorena Radici studies International Relations at the University of Milan, curriculum: International Cooperation and Human Rights. In 2019 she got a degree in Sciences of Language Mediation at SSML in Varese, where she studied Translation and Interpretating in English, Spanish and Chinese.
During the degree course at SSML she had the opportunity to do an internship in translation with VareseNews and a cultural association of Sacro Monte. She also attended a course of Higher Education in Cultural Mediation.
For what regards International Relations, she is interested above all in human rights, immigration and international security. Particularly, she is interested in topics related to global criminal organizations.
Within Mondo Internazionale she is an Author for the thematic areas of "International Organizations" and "Environment and Development" and she also serves as Proofreader.