Amazon e i diritti dei diritti dei lavoratori

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  Redazione
  10 aprile 2021
  5 minuti, 9 secondi

Nel corso della pandemia che, nell’ultimo anno, ha colpito il mondo intero, coloro che prestano servizio nel settore delle consegne a domicilio sono diventati lavoratori essenziali. Nel novero dei nuovi lavoratori essenziali figurano sicuramente i lavoratori di Amazon, il colosso delle vendite online. Essi “lavorano ininterrottamente per garantire spedizioni vitali di cibo, medicinali e altre forniture” [Amazon. I diritti di lavoratori e lavoratrici, a cura di Ilaria Masinara, 25 gennaio 2021, www.amnesty.it].

Nonostante i lavoratori di Amazon continuino ad andare incontro a grandi rischi per la propria salute e per la propria sicurezza, legati alla diffusione del virus Covis-19, l’azienda Amazon non demorde nel contrastare i tentativi dei lavoratori di organizzarsi in sindacati e avviare trattative collettive per migliorare le proprie condizioni.

Già a partire dal 2014, negli Stati Uniti, i lavoratori di Amazon avevano iniziato a percepire l’esigenza di organizzarsi in sindacati, le cosiddette “unions”. Tuttavia, solamente nel marzo del 2021, presso un enorme magazzino dell’Alabama, si è conclusa la votazione con cui quasi seimila lavoratori si sono pronunciati sulla possibilità di introdurre una rappresentanza sindacale all’interno del deposito BHM1, aperto appena un anno fa. In tale occasione, Amazon ha posto in essere molteplici strategie al fine di contrastare l’eventualità di avere una rappresentanza sindacale nel suddetto deposito: si parla di pressioni da parte della dirigenza sugli impiegati e addirittura sulle autorità locali per un cambio della viabilità, in modo da ostacolare la comunicazione tra i lavoratori al termine del relativo turno di lavoro.

Il pilastro fondante la campagna di Amazon contro i sindacati statunitensi, e non solo con riferimento al deposito BHM1, è, tuttavia, la sorveglianza dei lavoratori. Lo scorso settembre Vice News ha reso noto che Amazon aveva pubblicato dei bandi di assunzione per analisti d'intelligence ai fini di meglio individuare i rischi aziendali, tra i quali figuravano le "minacce organizzate dai lavoratori contro l'azienda". Amazon aveva poi rimosso il bando dichiarando che era stato pubblicato per errore. Ciononostante, risulta quantomeno poco credibile che di un errore si tratti, dal momento che, nei suoi rapporti annuali del 2018 e del 2019, Amazon aveva identificato l’esistenza di sindacati dei lavoratori come un "fattore di rischio" e, nel 2018, aveva persino sollecitato i dirigenti, attraverso un video formativo, a cercare "avvisaglie" di attività sindacali.

Sempre nel settembre del 2020, Vice News ha rivelato i dettagli di un documento interno che dimostravano come Amazon avesse segretamente monitorato e analizzato i gruppi privati di Facebook degli autisti di Amazon Flex, anche allo scopo di scoprire progetti di scioperi o di azioni di protesta.

Ad ottobre, Recode ha reso nota l'intenzione di Amazon, trapelata da un memorandum interno, di investire centinaia di migliaia di dollari per monitorare "minacce" sindacali attraverso una nuova tecnologia denominata "geoSPatial Operating Console".

A fronte di ciò, non può dimenticarsi che quanto sopra illustrato avviene nell’ambito dell’attività di una azienda che fa ricorso, nella distribuzione del lavoro e degli incentivi, al costante tracciamento digitale dei dipendenti: “se vai in bagno, fai una piccola pausa o semplicemente scambi un saluto con un collega – lamentano alcuni dipendenti – le tue statistiche peggiorano e possono arrivare i richiami, mettendo a rischio il rinnovo del contratto” [Amazon alla prova dei diritti dei lavoratori, a cura di Daniele Mont D’Arpizio, 31 marzo 2021, www.ilbolive.unipd.it]

In un report intitolato “Amazon lasci i lavoratori organizzarsi in sindacati”, pubblicato da Amnesty International in occasione dello scorso Black Friday, emerge come Amazon non si sia limitata a contrastare i tentativi dei lavoratori di organizzarsi in sindacati negli Stati Uniti, ma l’abbia fatto anche in Europa, attraverso la minaccia di azioni legali.

Infatti, nel Regno Unito, i rappresentanti del sindacato “GMB” sono stati minacciati di azioni legali – per invasione di proprietà privata – dopo per aver tentato di accedere all'interno degli stabilimenti di Amazon in cerca di nuove iscrizioni.

Peraltro, in Polonia, il sindacato “Iniziativa dei lavoratori” ha denunciato l’irrogazione di sanzioni disciplinari nei confronti dei propri iscritti.

Cercano migliori condizioni lavorative e una più efficiente rappresentanza sindacale anche i lavoratori di Amazon in Germania, dove, in occasione del Black Friday dello scorso novembre, ci sono stati numerosi scioperi presso vari stabilimenti. Infine, anche in Italia, per la prima volta, nel marzo 2021, hanno scioperato dai trentamila ai quarantamila lavoratori appartenenti a tutta la filiera di Amazon.

Come se non bastasse, l’azienda Amazon, che ha beneficiato di un vertiginoso aumento dei profitti causato proprio dalla crisi pandemica – ben consapevole dell’elevato numero di consegne effettuate negli ultimi mesi pare non voler prendere atto del rischio per la salute e per la sicurezza corso dai propri lavoratori nel corso dell’ultimo anno.

In realtà, nel marzo del 2020 Amazon aveva sospeso i propri rigidi obiettivi di produttività, a fronte delle misure adottate per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori durante la prima fase della pandemia. Tuttavia, già a ottobre, l'azienda ha fatto sapere ai suoi lavoratori che li avrebbe reintrodotti.

Peraltro, negli Stati Uniti, a marzo e aprile 2020, ci sono state alcune proteste dopo che Amazon aveva licenziato i lavoratori che avevano denunciato i problemi di salute e di sicurezza emersi durante la pandemia.

In Polonia, come riferito dall'”Iniziativa dei lavoratori” ad Amnesty International nel marzo 2020, Amazon ha rifiutato di discutere di questioni di salute e sicurezza con il sindacato.

In Francia, invece, il sindacato “Solidaires” ha intrapreso e vinto una causa legale, costringendo l'azienda a sospendere le proprie attività al fine di introdurre misure più rigorose in materia di salute e sicurezza.

Infine, è importante evidenziare che i sindacati, in tutta Europa e negli Stati Uniti, hanno in massa sollevato il tema dell'indennità di rischio per i lavoratori, divenuta essenziale nel corso della pandemia: durante le prime fasi della pandemia sono stati introdotti alcuni aumenti di stipendio in Europa e negli Stati Uniti, ma la maggior parte di questi è stata annullata nel maggio 2020.

A cura di Rebecca Scaglia 

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Sitografia:

- www.amnesty.it

- www.ilbolive.unipd.it

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