Algeria e Francia: una nuova crisi diplomatica

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  Giulia Pavan
  21 novembre 2021
  4 minuti, 26 secondi

Ancora oggi una storia passata di conflitti e colonizzazione getta un’ombra sui rapporti diplomatici tra Francia e Algeria. Le tensioni tra la Francia di Emmanuel Macron e l’Algeria di Abdelmadjid Tebboune sembrano destinate a non finire: alcune parole del presidente francese all’Eliseo e la riduzione dei visti per l’ingresso in Francia hanno indignato il governo algerino.

Il conflitto storico

L’Algeria fu per molti anni uno Stato sotto il controllo degli Arabi, finché il colonialismo occidentale non prese il sopravvento sul Paese. La Francia conquistò l’Algeria tra il 1830 e il 1847, istituendo così un dominio coloniale francese.

Dopo la Prima Guerra Mondiale iniziarono a nascere i primi movimenti nazionalisti algerini, i quali si rafforzarono durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1954, il Fronte di Liberazione Nazionale (FNL) – un partito politico avente come obiettivo l’indipendenza dell’Algeria – insorse contro le autorità francesi dando inizio alla guerra d’Algeria. I coloni francesi non furono disposti ad accettare nessun compromesso con gli algerini, anzi reagirono con perquisizioni a tappeto, arresti e torture.

Il conflitto si concluse nel 1962 con l’indipendenza dell’Algeria, sancita dagli accordi di Évian. Grazie a questo trattato venne riconosciuta la piena sovranità e il diritto all’autodeterminazione dell’Algeria, oltre a garanzie di protezione e non discriminazione per tutti i cittadini della nazione.

L’eredità del dominio coloniale

Oggi l’indipendenza dell’ex colonia dalla Francia è ben lontana dall’essere realizzata per intero, in quanto l’Algeria continua a subire le conseguenze del proprio passato coloniale. Basti pensare che negli anni successivi alla guerra d’Algeria, il Paese africano doveva rivolgersi alla Francia per qualsiasi progetto di sviluppo economico, sociale o politico. La Francia, nel corso degli anni, è anche intervenuta militarmente ed economicamente a sostegno del governo algerino.

Inoltre, l’Algeria si è dimostrata incapace di produrre un modello di sviluppo sociale efficace, spingendo molti algerini a emigrare in Francia; ciò ha causato un impatto economico negativo sullo Stato africano. Dal punto di vista culturale e linguistico, nonostante ci sia stato un tentativo del governo di “arabizzare” il Paese, l’eredità coloniale francese è ancora molto forte e viva, difatti gli algerini sono un popolo bilingue, ovvero parla perfettamente sia il francese che l’arabo.

Questo continuo rapporto di dipendenza ha creato un velato risentimento tra le autorità algerine nei confronti della Francia. Tuttavia, si è sempre cercato di mantenere stabili i rapporti tra i due Stati, al fine di assicurare la pace e la collaborazione.

I motivi della crisi diplomatica oggi

Nonostante il tentativo di mantenere pacifiche le relazioni tra Algeria e Francia, di recente è scoppiata una nuova crisi diplomatica. Tutto è cominciato il 28 ottobre 2021, quando la Francia ha annunciato una riduzione del 50% dei visti rilasciati ai cittadini algerini, marocchini e tunisini. Il governo francese ha giustificato tale decisione con il fatto che i tre Paesi del Maghreb non collaborino abbastanza nel consentire il rimpatrio degli immigrati clandestini espulsi dal territorio francese. Il Ministero degli Esteri algerino ha risposto convocando l’ambasciatore francese, François Gouyette, per consegnargli una nota di protesta che condannava la stretta sui visti e accusava il governo francese di creare incertezza e precarietà in un’area sensibile di cooperazione.

Il governo Algerino si è indispettito ulteriormente di fronte ad alcune parole di Emmanuel Macron, proferite il 30 settembre 2021 all’Eliseo durante un colloquio con alcuni giovani discendenti arabi di combattenti della guerra d’Algeria. Il presidente francese ha fatto riferimento a una “rendita commemorativa” e a un sistema “politico-militare” su cui sarebbe stata costruita l’Algeria dopo il 1964, e ha denunciato “una storia ufficiale completamente riscritta e che non si basa su verità”. Tali parole sono state definite inaccettabili, e hanno provocato il richiamo dell’ambasciatore algerino Mohamed Antar Daoud a Parigi e, successivamente, la chiusura dello spazio aereo algerino agli aerei militari francesi.

Il riconoscimento di una tragedia a lungo taciuta

Il 17 ottobre 2021 si è svolta una cerimonia commemorativa sulle rive della Senna, vicino al ponte di Bezons, in onore delle vittime algerine di un massacro che fu a lungo taciuto da parte del governo francese. Durante la guerra d’Algeria, il 17 ottobre 1961 si svolse a Parigi una manifestazione pacifica algerina come protesta all’ordine di coprifuoco solo per i “musulmani algerini”, emanato dal prefetto di Parigi Maurice Papon. La manifestazione fu violentemente repressa dalle forze di polizia francesi, causando la morte di oltre 100 algerini.

All’anniversario di quel terribile evento, Macron ha parlato di una tragedia che è stata a lungo negata e occultata: egli ha riconosciuto i fatti e i crimini commessi quella notte sotto l’autorità di Papon. Così facendo, il presidente francese sembrerebbe voler risanare i rapporti con l’Algeria e alleggerire le tensioni createsi di recente.

Tuttavia, le dichiarazioni di Macron non sono state apprezzate da Tebboune, che ha definito l’azione del presidente francese come un atto di colonialismo “cronico” da parte della Francia. Queste dichiarazioni lasciano un netto punto interrogativo riguardo gli sviluppi futuri dei rapporti diplomatici tra Francia e Algeria.

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L'Autore

Giulia Pavan

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