Agenda 2030: “Speciale” 2021

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  Redazione
  16 giugno 2021
  3 minuti, 51 secondi

Arrivati a metà 2021, può essere utile e necessario fare un bilancio della situazione attuale.

Come ben sappiamo, la pandemia nella quale molti Paesi del mondo sono sempre immersi ha scombinato la maggior parte dei piani sottoscritti nel 2015.

Dalla riduzione delle diseguaglianze alla garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, infatti, molti sono gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che hanno intrapreso il “cammino del gambero”, cioè hanno fatto svariati passi indietro.

Alcuni dati a sostegno di queste parole:

  • Nel 2020 sono stati persi 255 milioni di posti di lavoro nel mondo.
  • La povertà dovuta alla crisi sanitaria è aumentata considerevolmente, portando altre 120 milioni di persone circa nella disperazione. Più nel dettaglio, come sottolineato dall’OMS ad aprile 2021: “Nel mondo, per colpa della pandemia, ci sono fra i 119 e i 124 milioni di poveri indigenti in più e il Covid ha esasperato ulteriormente le diseguaglianze in Paesi e fra Paese e Paese, fra chi ha accesso alla salute e al welfare e chi no, aumentando anche la disoccupazione e le disparità di genere. [...] Anche se senza dubbio abbiamo tutti subito le conseguenze della pandemia, i più poveri ed emarginati sono stati colpiti più duramente, sia in termini di decessi che nella perdita dei mezzi di sostentamento” [1].
  • Per quanto riguarda l’istruzione, UNICEF ha sottolineato che nel 2020 “Mentre oltre 2/3 degli Stati hanno riaperto completamente o parzialmente le loro scuole, un altro 25% non ha fissato o rispettato la data di riapertura prevista. Nella maggior parte dei casi si tratta di Paesi a reddito basso o medio-basso. Solo 1/5 dei Paesi a basso reddito ha computato i giorni di didattica a distanza come giorni ufficiali di scuola, riconoscendo quindi lo scarso impatto delle misure di apprendimento a distanza, rispetto ai 3/4 degli Stati a livello globale. Nei 79 Stati che hanno risposto alle domande relative alla sfera finanziaria, quasi il 40% di quelli a reddito basso e medio-basso hanno già avuto o prevedono tagli alla spesa per l'istruzione nei bilanci nazionali, per il 2020 o per il 2021. Mentre la maggior parte dei Paesi ha riferito che l'apprendimento degli studenti è monitorato dagli insegnanti, un quarto dei Paesi a reddito basso e medio-basso non sta monitorando l'apprendimento dei bambini. Metà dei Paesi a basso reddito ha riferito di non disporre di fondi adeguati per applicare le misure di sicurezza, come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale o i dispositivi di protezione individuale per studenti e insegnanti. Solamente il 5% dei paesi ad alto reddito manifesta analoghe difficoltà nel garantire questi stessi standard nelle proprie scuole. Un terzo dei Paesi poveri non ha previsto misure per sostenere l'accesso o l'inclusione degli alunni a rischio di dispersione scolastica. Nei Paesi ricchi oltre il 90% dei governi ha richiesto agli insegnanti di proseguire la didattica anche durante la chiusura delle scuole, percentuale che scende a meno del 40% nei Paesi a basso reddito. Quasi tutti i Paesi hanno incluso l'apprendimento a distanza nella loro risposta alla crisi COVID, sotto forma di piattaforme online, programmi televisivi o radiofonici e kit per studiare a casa. Il 90% degli Stati ha facilitato l'accesso all'apprendimento online (il più delle volte attraverso smartphone) offrendo l'accesso a Internet a costi agevolati o gratuitamente, ma con una copertura di questo accesso estremamente variabile. Nel 60% degli Stati sono state fornite ai genitori informazioni per aiutare i figli nella didattica a distanza, mentre nel 40% dei Paesi sono state messe a disposizione consulenze psico-sociali per studenti e genitori durante la chiusura delle scuole” [2].

Ancora una volta, dunque, il mondo sarà chiamato a dare una risposta alla seguente domanda: Che fare?

I prossimi mesi saranno decisivi per la ripresa, con il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 che sono davvero appesi ad un filo.

La collaborazione fra tutti i Paesi del mondo, sia nel contesto multilaterale che a livello di relazioni schiette e chiare fra i vari poli di potere globali, è oggi più che mai fondamentale.

Dagli accordi di Parigi sul clima ai Trattati sulle armi nucleari “anti-escalation bellica mondiale”, dalla solidarietà “sanitaria” per contrastare la pandemia a quella “economico-sociale” per far crescere il benessere complessivo, il mondo può dare dimostrazione di aver imparato una lezione o può continuare sulla strada dello scontro perenne e svantaggioso per la stragrande maggioranza delle forme di vita esistenti nel nostro Pianeta.

Fonti consultate per il presente articolo:

[1] https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/oms-pandemia-aumentato-poverta-disuguaglianze-investire-contrastarle-d40a40da-66ca-4c7d-b350-8cc5054dc742.html.

[2] https://www.unicef.it/media/istruzione-e-covid-nei-paesi-poveri-4-mesi-di-scuola-persi-con-la-pandemia/

a cura di Alessandro Fanetti 

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