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30 gennaio 1966

Accade Oggi

30 giugno 1965 – 30 gennaio 1966: esattamente 7 mesi la durata di quella che per la Comunità Economica Europea fu la “crisi della sedia vuota”. Si trattò di un vero e proprio boicottaggio delle attività della Comunità e, nello specifico, delle riunioni del Consiglio dei ministri, da parte del presidente francese Charles De Gaulle.
Fu la prima volta che il Consiglio vide le proprie attività fermarsi dai Trattati di Roma del 1958. Quale fu il motivo dietro tale decisione?
Tutto cominciò quando una proposta di estensione al ricorso a votazioni a maggioranza qualificata fu avanzata in seno al Consiglio, l’istituzione ove tutti i rappresentanti di Stato e di governo degli allora sei Stati membri si riunivano per decidere – fino a quel momento all'unanimità – il piano d’azione della CEE. De Gaulle, opposto ad un tale rafforzamento del processo di integrazione europea ed all'ulteriore proposta di rafforzamento dei poteri di bilancio dell’allora Assemblea Parlamentare, lasciò letteralmente la propria sedia vuota in segno di protesta.

Solo con la sigla del compromesso di Lussemburgo il 30 gennaio 1966 la situazione si stabilizzò: fu infatti prevista la possibilità per gli Stati membri della CEE di rinviare l’adozione di una delibera a maggioranza qualificata nel caso questa risultasse dannosa nei confronti di interessi molto importanti richiamati da uno Stato membro. Questo compromesso, di fatto diventato un diritto di veto e soprannominato “l’accordo per non essere d’accordo”, rallentò significativamente il processo che per i famosi padri fondatori avrebbe dovuto portare ad un’Europa federale. Questo perché, nella realtà delle cose, la “riserva” venne utilizzata anche negli ambiti in cui il principio di maggioranza qualificata era previsto dai Trattati. Una tendenza intergovernativa piuttosto che sovranazionale che dimostra come, sin dall'inizio del processo d’integrazione europea, interessi e spinte nazionali siano state riluttanti a lasciar procedere svincolata l’azione comunitaria.

Sostanzialmente la situazione non cambiò fino al 1987, quando in un clima diverso e con nuovi Stati entrati a far parte della Comunità, l’Atto unico europeo rintrodusse il ricorso al voto a maggioranza qualificata in alcuni ambiti. Nonostante formalmente il compromesso di Lussemburgo non sia più utilizzato, è bene ricordare come grosso limite dell’azione dell’odierna Unione Europea rimanga l’obbligo di procedere all'unanimità in importantissimi ambiti, quali la politica estera e la politica finanziaria, nel contesto in cui, con 28 (27) Stati votanti, il processo di integrazione europea non può che vedersi rallentato.


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  • L'Autore

    Giulia Geneletti

    Laureata con lode in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Milano, curiosa, intraprendente e sempre motivata da nuove avventure ed esperienze. Ha svolto diverse esperienze lavorative, formative e di volontariato in Italia e all'estero. Si interessa di politiche pubbliche, relazioni internazionali, comunicazione politica, affari europei e di consulenza.
    Giulia è entrata nella community di Mondo Internazionale nel Giugno 2019 ed ha da allora ricoperto diversi ruoli sia di redazione che di direzione. Ad oggi è Direttore di Mondo Internazionale HUB, all'interno del quale ha dato vita al progetto di MIPP, l'Incubatore di Politiche Pubbliche di Mondo Internazionale.


    Graduated with honors in Political Science from the University of Milan, curious, proactive and always motivated by new adventures and experiences. She has had several work, training and volunteer experiences in Italy and abroad. She is interested in public policy, international relations, political communication, European affairs and consultancy.
    Giulia joined the Mondo Internazionale community in June 2019 and has since held various editorial and management roles. To date she is Director of Mondo Internazionale HUB, within which she gave life to the project of MIPP, the Public Policy Incubator of Mondo Internazionale.

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