Il 25 febbraio del 1956, Nikita Kruscev, segretario del Partito Comunista Sovietico, denunciò ad una cerchia ristretta di funzionari – riunitisi per il ventesimo Congresso del partito – i crimini dello stalinismo, con il famoso “discorso segreto”. Josif Stalin, che aveva governato l’Unione Sovietica dal 1924 al 1953 – anno della sua morte – stracciando ogni opposizione, fu denunciato per il terrore, gli eccessi, le purghe e le espulsioni indiscriminate tra i membri di partito, gli arresti e le condanne di migliaia di persone ai lavori forzati nei gulag. Le critiche non si fermavano qui: Kruscev condannò anche il culto della personalità che il suo predecessore aveva coltivato e i suoi abusi di potere, nonché la cattiva gestione dell’invasione tedesca durante la Seconda Guerra mondiale e la conduzione dei rapporti con la Jugoslavia di Tito, che aveva spinto quest’ultimo ad allontanarsi da Mosca. Egli accusò Stalin, inoltre, di aver avuto manie di grandezza ed espresse la necessità di tornare ad una gestione collettiva del governo, con una leadership di partito e non di singoli individui. Kruscev, tuttavia, affermò anche che queste informazioni sarebbero dovute rimanere segrete: non si poteva, disse, ammetterle pubblicamente, consegnandole ai nemici o alla stampa.
La portata rivoluzionaria del discorso era enorme: per 30 anni Stalin aveva governato quasi indisturbato, costruendo e coltivando quel culto della personalità che, ora, veniva denunciato. Non solo egli non poteva essere criticato, ma la retorica che si era impegnato a costruire lo dipingeva pubblicamente come un eroe infallibile, che aveva guidato la Nazione durante i tempi bui dell’invasione nazista. Nessuno avrebbe osato, prima della sua morte, esprimere tali considerazioni: fino a quel momento, tutti gli eccessi dello stalinismo non erano mai stati messi in discussione ed erano stati, al contrario, nascosti. Secondo alcune testimonianze, le accuse crearono un certo shock tra i presenti, tanto che alcuni funzionari piansero o furono colpiti da attacchi di cuore. Al di là della veridicità di tali informazioni, il fatto che siano state riportate è una prova della forza della devozione e della fiducia che erano state accordate a Stalin.
La denuncia di Kruscev non rimase segreta a lungo: il suo contenuto uscì dal circolo ristretto in cui, nelle intenzioni, sarebbe dovuto rimanere, arrivando in Occidente. In realtà, il suo contenuto fu presto diffuso illegalmente anche in Unione Sovietica – nonostante sia stato ufficialmente pubblicato solo nel 1989.
In seguito alla morte di Stalin e al discorso di Kruscev, si verificò una relativa liberalizzazione della società sovietica – la cosiddetta de-stalinizzazione – con un moderato rilassamento della censura e la liberazione di numerosi prigionieri politici.
Chiara Vona
Si è laureata in Relazioni Internazionali, con una tesi sulle trasmissioni radiofoniche americane verso i Paesi del blocco orientale durante la Guerra fredda e, attualmente, lavora nell'ambito della comunicazione.
In Mondo Internazionale è Segretario di Mondo Internazionale Academy e redattrice per "AccadeOggi" ed "EuropEasy".
She graduated in International Relations with a dissertation about American International broadcasting towards the communist bloc during the Cold War and, currently, she works in communications.
Within Mondo Internazionale, she is Secretary of the Mondo Internazionale Academy and she writes for "It Happens Today" and "EuropEasy".