Abimael Guzmàn. Pensiero Gonzalo: maoismo e terrorismo in Perù dal 1980

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  Elisa Maggiore
  18 settembre 2021
  5 minuti, 33 secondi

Perù, fine anni Settanta. Abimael Guzmàn fondò il Comitato Permanente del "Sendero Luminoso" (SL), ne divenne leader e diventò condottiero di una sanguinosa guerra d’ideali contro lo Stato peruviano: 69.000 i morti, innumerati i desaparecidos. Il conflitto più lungo e mortale della vita repubblicana del Perù.

Il profilo e l’ideologia.

Guzmàn nacque agli inizi degli anni Trenta, fu allevato da un ricco mercante e riuscì ad accedere ad un’istruzione privilegiata. Fu all’Università di Arequipa che iniziò a porre il suo interesse verso il marxismo. Nel 1962 divenne professore di filosofia all’Università Nazionale San Cristóbal de Huamanga ad Ayacucho (Ande meridionali). Nel 1965, e poi due anni più tardi con la moglie Augusta la Torre, viaggiò in Cina ispirato dalle idee del leader comunista Mao Tse Tung. Per ispirazione e per fanatismo i due sposi, in Cina, nel bel mezzo della Rivoluzione Culturale di Mao Tse Tung (una campagna di repressione, epurazioni politiche, esilio, esecuzioni e lavoro forzato per milioni di cinesi, che aveva l’obiettivo di eliminare le influenze capitaliste e il "pensiero borghese"), furono addestrati all'ideologia e alle tattiche di guerra. Tornati in Perù, l’obiettivo era la trasmissione e la pratica delle convinzioni maoiste esportate. Perciò tra i primi dogmi che SL trasse dal maoismo c’era quello del culto della personalità, per il quale Guzmàn veniva considerato dal proprio gruppo la "quarta spada del marxismo" nel mondo, dopo Marx, Lenin e Mao, e c’era anche quel dogma, probabilmente cardinale, secondo il quale “nei Paesi semifeudali il potere doveva essere acquisito attraverso una guerra popolare prolungata dalla campagna alla città”: il maoismo vedeva nella campagna il teatro primo della guerra o della lotta armata, e le città un complemento. Questo potere aveva intrinseco la violenza. Differentemente dal marxismo, il maoismo escludeva l’idea che fossero i lavoratori dell’industria a dover guidare la rivoluzione e includeva, invece, l’idea che fossero i contadini poveri ad essere i rivoluzionari. La Cina, come il Perù, era un Paese semifeudale in quanto, oltre quel poco di capitalismo, la maggioranza della popolazione viveva in tenute arretrate. Per questo motivo, i peruviani si riconobbero nella società cinese e fu facile organizzare una rivoluzione simile.

Nel 1969 Guzmàn fondò, insieme ad altri undici idealisti, "Sendero Luminoso". Il nome voleva essere un richiamo all’emblematica affermazione del comunista peruviano José Carlos Mariátegui: "il marxismo-leninismo aprirà la strada luminosa alla rivoluzione". Dunque, SL s’intentò in una guerra popolare che rovesciasse la democrazia borghese del Perù e impiantasse uno Stato comunista. Proprio il carattere maoista differenziava SL da tutti gli altri gruppi e guerriglie di sinistra del Perù e dell’America Latina, e proprio il maoismo necessitava di una riflessione che ricomponesse la storia del terrorismo in Perù. Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60, l’URSS, sotto il governo di Nikita Krusciov, accolse la politica di convivenza pacifica con i Paesi capitalisti, aprendosi alla possibilità di attuare pacificamente i sistemi socialisti. Questa nuova posizione comportò nuovi assesti: da una parte si sistemarono quei gruppi che accettarono i termini pacifici, dall’altra s’inquietarono coloro che rivendicavano ancora la via armata del socialismo, scegliendo di schierarsi attorno al Partito Comunista Cinese (PCC), sotto il comando di Mao Tse Tung.

Parliamo di un fenomeno globale che negli anni ’60 si presentò come rivoluzione fresca, una promessa che fascinava i giovani che ormai erano ben poco interessati al comunismo sovietico vecchio stile. Chiaramente SL scelse la fazione filo-cinese. Inizialmente il gruppo era semplicemente un ramo del Partito Comunista, escluso dalla lotta armata; ma dopo l’istituzione nel ’78 del Comitato Permanente del SL e soprattutto, dopo la possibilità di elezioni democratiche concesse dai militari nel 1980 (dopo che quest’ultimi governarono il Perù per 12 anni), SL, precisamente il 17 maggio di quell’anno, fece il suo primo e semplice attacco terroristico: bruciò le anfore dei voti nella cittadina di Chuschi, ad Ayacucho. Se l’obbiettivo era costituire uno Stato comunista, non c’era certo spazio per una chance di processo democratico. Infatti, contro ogni “premura” democratica, il gruppo prese il controllo delle aree rurali e attraverso esecuzioni pubbliche, attentati e autobombe disseminò paura. Il governo dichiarò lo stato di emergenza e impegnò le rondas (milizie armate locali) come strumento di reazione. Quest’ultime commisero atrocità durante la lotta contro i ribelli; furono abili solo a dirottare il sostegno della popolazione delle zone rurali verso il gruppo armato SL. Ma pure quest’ultimo non fu abile a garantirsi il rinfianco della popolazione: l’applicazione brutale di regole interne al gruppo piegò l’entusiasmo di sostegno della gente che scelse, dunque, di abiurare. Non erano solo le regole, erano anche le punizioni: nell’ '83, 69 cittadini dell’area di Santiago de Lucanamarca vennero uccisi con asce, machete e pistole: una rappresaglia per la morte di uno dei comandanti del gruppo armato del SL; nel ’92 SL fece esplodere due camion bomba nel quartiere Miraflores di Lima: 25 morti e 155 feriti.

Due esempi di una catena distesissima di attentati e omicidi perpetrati dal gruppo armato. La ferocia del “Pensiero Gonzalo” (l’insieme di idee che riguardavano l’interpretazione o l’applicazione di Guzmàn del maoismo alla realtà peruviana degli anni ’60, ’70, ’80) ha solamente semplificato o reso più violento il maoismo e l’esempio più esplicativo fu quel carattere universale addossato alla guerra popolare in Perù, incongruente con l’idea di validità di questa solo nei Paesi semifeudali che invece valeva per Mao. Quando cominciò la lotta armata nel 1980 era già finita la Rivoluzione Culturale, Mao Tse Tung era già morto da quattro anni e il suo successore, Deng Xiaoping, promuoveva riforme di apertura economica; non solo: altri gruppi maoisti scelsero di intraprendere vie legali di partecipazione politica.

Il governo e le autorità intuirono alcuni dei nascondigli dei ribelli: appartamenti situati a Lima. Furono particolarmente sospettosi di quello di proprietà della ballerina Maritza Garrido Lecca e quando lo perquisirono trovarono degli elementi fondamentali: farmaci per curare la psoriasi, una condizione della pelle di cui era noto che Guzmàn soffrisse. Fu in quella casa che, il 12 settembre del 1992, gli agenti riuscirono a catturare il leader, dopo due decadi di tentativi: era insieme alla sua seconda moglie, Elena Iparraguirre, e diversi altri membri della leadership. Tre furono i giorni risultati necessari al Potere Giudiziario per condannare Guzmàn all’ergastolo per il reato di terrorismo contro lo Stato.

Guzmàn, l’uomo più ricercato del Perù negli anni ’80 e ’90, è morto l’11 settembre, a 86 anni, nel carcere di massima sicurezza dove scontava l’ergastolo dal 1992.

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Elisa Maggiore

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